Come un fuoco d’artificio

Alcune persone sono come fuochi d’artificio. Un grande rumore, qualche colore e poi solo fumo e un silenzio irreale.

Amare un narciso significa conoscere l’esplosione di colori nella fase del corteggiamento, ma anche la successiva, inesorabile perdita di interesse e il progressivo distacco, tanto più doloroso quanto maggiore è stata l’illusione di aver trovato il principe azzurro.

Narciso parole di burro, raccontami le storie che ami inventare, le nuove esaltanti vittorie, conquistami, inventami, dammi un’altra identità, stordiscimi, disarmami e infine colpisci.

(C. Consoli)

Seduttivo  e camaleontico, sempre presente e pronto a rispondere ad ogni esigenza, generoso di regali e di sesso, il narciso, una volta conquistata la preda, rivela la sua vera natura vanitosa e superficiale, perde interesse, si sottrae all’intimità.

Fortunate coloro che, a questo punto, vengono abbandonate e sostituite rapidamente. Il vero problema è, infatti, quando la relazione continua, nonostante tutto.

Diventa, allora, come il gioco d’azzardo: all’inizio vinci molto e ti appassioni, poi cominci a perdere, sempre di più, ma continui a giocare sperando che la condizione iniziale si riproponga.

Nel mito di Narciso ed Eco lui è un bellissimo giovane che rifiuta qualsiasi amante, finchè si specchia nell’acqua e si innamora del proprio riflesso; lei è una ninfa, condannata a ripetere sempre le parole degli altri, che si innamora di lui e, rifiutata, si lascia morire. Narciso ed Eco sono le due facce di una stessa medaglia. Lui è un‘identità assoluta che non riconosce nessun altro oltre sè, lei un’alterità assoluta, priva di identità e di una parola che sia solo sua.

Quando Narciso nella vita reale incontra la sua Eco nasce un incastro perfetto, patologico e, pertanto, destinato a durare a lungo.

Ci sono due tipi di Narcisi che richiedono due Eco differenti.

Uno è il grandioso, lo spaccone, integrato socialmente, usa gli altri per amplificare il suo sè e necessita di un’approvazione indiscussa. Predilige donne con una bassa autostima, dipendenti affettivamente, che domina e manipola a proprio piacimento.

L’altro autodistruttivo, pessimista, convinto di non essere amabile e disadattato socialmente. Non si mette al centro del palco, ma non sopporta che gli altri lo facciano, e cova la pretesa che il suo valore nascosto venga, comunque, riconosciuto. Sceglie donne forti, con alta autostima e sindrome della crocerossina, convinte che potranno salvarlo da se stesso, mentre lui, come una goccia che scava la pietra, cercherà di indebolirle, nutrendosi della loro energia vitale.

Nel libro Non ti muovere di M. Mazzantini il protagonista Timoteo rivela il suo narcisismo nel modo in cui descrive il suo disamore per la moglie Elsa, una donna forte, perfetta, raffinata, e il suo amore per una prostituta, Italia, brutta ed emarginata, che ha come unica qualità quella di essere completamente dipendente da lui.

Trascurabili disattenzioni, non mi sentivo atteso, non mi sentivo amato. Elsa mi amava, con la ragionevolezza a cui io per primo l’avevo piegata, perchè lei era senza dubbio più passionale di me e per amore si era adattata ai miei cingoli frenati. I suoi sono gli occhi di una stupida, quelli con i quali finge di capirmi e poi mi abbandona a me stesso. Non c’è una sola cosa che mi piaccia di lei, i suoi capelli sono bellissimi, è vero, ma sono troppi. Il suo seno è perfetto, eppure non ho nessun desiderio di toccarlo.

Timoteo è incapace di amare, dapprima si unisce in matrimonio con la donna raffinata che ha la funzione di  amplificare il suo successo sociale, poi, prigioniero del copione che lui stesso ha messo in scena, cerca di diventare autentico nel rapporto con una donna socialmente inferiore, che disprezza e che gli dona tutta se stessa, senza ricevere nulla in cambio. Lui riempie il suo vuoto interiore con l’amore di queste due donne, che non è mai abbastanza, incapace di empatia e di una intimità vera.

Non crucciarti Italia, la vita è questa. Attimi superbi di vicinanza e poi gelide folate di vento. La tua sofferenza mi è ignota, in questa distanza, ed estranea. Che importa se sei gravida di un mio sputo sporco? Stanotte sei sola sotto la pensilina di un treno che hai perduto.

Il narcisista non riesce a capire cosa provano gli altri, incapace di sentirlo dentro di sè, si accorge solo di quei sentimenti che può sfruttare. Usa chi lo ama per amare se stesso.

Le donne sono sostegno del suo ego e pubblico adorante, oppure filtro tra lui e il mondo, per consentirgli di evitare quel confronto diretto con gli altri, non mediato dalla seduzione, che potrebbe svelarne l’inconsistenza umana.

La relazione diventa immediatamente totalizzante, il narciso impedisce alla prescelta di avere spazi autonomi di azione per indebolirla e creare un legame di dipendenza. Utilizza una gelosia morbosa per esercitare un controllo ossessivo sulla sua vita. Dopo una prima fase in cui la novità del rapporto appaga completamente il bisogno di attenzione e rinforzo emotivo, il narciso si volge altrove per trovare nuove conferme ed energie nuove, tenendo la compagna come capro espiatorio delle proprie frustrazioni, una specie di cestino delle emozioni negative. Accresce la sua insicurezza con commenti offensivi, ne scatena la gelosia lasciando tracce dei tradimenti o evocando il grande amore per una ex. Più lei soffre più lui si rafforza. L‘anestesia dei sentimenti viene ottenuta attraverso l’attenzione maniacale verso particolari fisici che lo infastidiscono, oppure assumendo un atteggiamento inquisitorio verso comportamenti che giudica immorali, per poter svalutare la partner e riuscire a mantenersi sempre ad una distanza di sicurezza emotiva.

Umorale, passa da periodi di esaltazione ad altri di depressione profonda, manca totalmente di flessibilità, sempre convinto di aver ragione, vendicativo se contraddetto, incapace di autocritica e di cambiamenti reali.

Il suo modo di amare è sempre uguale, un copione messo in atto ogni volta, con chiunque. Cercare di aiutarlo è un inutile spreco di energie. Non si rende conto del problema, si sente sempre nel giusto. Spaventato dall’abbandono, a volte subito metaforicamente nell’infanzia da parte di una madre assente, lo esorcizza non legandosi e non coinvolgendosi mai veramente. Succhia il buono che gli viene dato ma non ne metabolizza il valore.

La consapevolezza della propria fragilità porterebbe il narciso alla distruzione. Nel mito la profezia di Tiresia prevede che Narciso possa vivere a lungo solo se non conoscerà mai se stesso.

Eco, però, può scegliere di conoscersi ed evitare così rapporti manipolativi e insoddisfacenti.

Scoprirà forse di aver amato un Narciso perchè anche lei non era pronta per un legame vero e che, a volte, occuparsi dei problemi degli altri, aiutarli in modo incondizionato, serve a rafforzare la propria autostima. L’altruismo può essere una grande forma di egoismo se fa evitare un sincero confronto con i propri problemi relazionali e con quella paura dell’abbandono che crederci indispensabili, come avviene nei rapporti malati, riesce ad esorcizzare. Infatti, molto più importante di quello che sappiamo o non sappiamo è quello che non vogliamo sapere.