Il padre separato

Con la separazione l’uomo perde tutto: la casa, la somma dei ricordi, i segni della propria esistenza e, soprattutto, la quotidianità con i figli. Durante il matrimonio, il più delle volte, delega alla moglie la loro cura, divenendo spettatore di un rapporto saldo e naturale, una figura a lato della relazione madre- figlio, di cui parla più l’assenza che la presenza.

Nel rapporto tra padre e figli la figura della madre è un filtro fondamentale. Questa forza le proviene dal rapporto carnale e incondizionato che ha con loro, e anche se può essere un potere terribile, e talvolta lo diventa, rappresenta la capacità femminile di dare senso a ciò che la circonda, di perdonare, trasformare e far nascere a nuova vita le cose e le relazioni.

Dopo la separazione molti padri si ritrovano a dover inventare un rapporto esclusivo con i figli, che non hanno mai avuto e, ancora una volta, la donna si trova a giocare un ruolo fondamentale, perchè può ostacolarlo, in modo palese o subdolo, oppure favorirlo. E questo dipende dal posto che i figli occupano nelle sue priorità. Ci sono donne, infatti, per cui la relazione amorosa riveste un ruolo preponderante, più di quella materna.

Nella Medea di Euripide, la violenza del femminile viene rappresentata in tutta la sua potenza. Medea ama follemente Giasone, che la tradisce e, per punirlo del suo abbandono, uccide i figli in una terribile vendetta, che mina le basi della sua stessa esistenza.

Senza arrivare a gesti così estremi, le donne come Medea, che hanno più a cuore la vendetta che l’amore per i figli e il loro bene, potranno cercare di distruggere il loro rapporto con il padre, o portandoli via in modo che non possa vederli, oppure rendendo gli incontri tra loro momenti così traumatici, da fare desistere il padre dal mantenere il rapporto. Questo tipo di donna mette il rapporto col proprio uomo al di sopra di tutto, pensa solo a regolare i conti, vuole vederlo soffrire, non importa quale sia il prezzo da pagare e se a farne le spese saranno i suoi figli. Se è, in parte, comprensibile quando tutto questo odio deriva dall’abbandono e dal tradimento subito, che ha un potere destabilizzante e può offuscare la ragione, appare incredibile quando è stata la donna ad andarsene, magari inseguendo un nuovo amore.

In questi casi la priorità data alle relazioni d’amore può portare questo tipo di donna al desiderio di cancellare completamente il passato e negare a se stessa e agli altri ogni senso di colpa per la decisione presa.

Nell’Odissea Penelope è la donna che rende possibile un rapporto tra Telemaco e il padre Ulisse, nonostante la sua assenza. La mancanza del padre non è di per sè traumatica, se non è nutrita di significati simbolici. Se la madre cioè non racconta questa assenza come abbandono, disinteresse, rifiuto della paternità, negligenza, ma come esigenza della famiglia per vivere, allora il rapporto padre figli può essere salvato. E’ la madre che racconta, e così facendo, delinea al figlio la figura del padre, e ne trasmette il rispetto, la stima, e il senso umano.

E’ vero ci sono padri che non riescono ad essere padri, il più delle volte perchè non hanno smesso ancora di essere figli. Vivono la difficoltà di creare una relazione con i figli, diventano latitanti, sia economicamente che affettivamente. I figli, in altri casi, vengono legati indissolubilmente alla figura della madre e cancellati con questa, finito l’amore con la donna, finito l’amore con i figli.

Ma il più delle volte l’assenza diventa la facile fuga da una relazione così conflittuale con la ex moglie, da far sembrare vano ogni tentativo di riconoscimento dei propri diritti di frequentazione dei figli.

A volte sono i figli che si rifiutano di vedere l’altro genitore. Questo atteggiamento può essere frutto della manipolazione materna, ma non sempre. A volte si pretende di mantenere, dopo la separazione, rapporti che non sono mai esistiti perchè non si è avuta la voglia e la pazienza di costruirli durante il matrimonio. I figli hanno bisogno di sentire l’autenticità di un sentimento, non vogliono compensazioni materiali, ma la certezza di trovare i genitori al loro fianco sempre, con una partecipazione reale alla loro vita. A volte si crea tra padri e figli uno spazio sottile e oscuro, fatto di sguardi, di gesti mancati, di silenzi e attese deluse. Questa distanza bisogna sbriciolarla, a forza di carezze e di parole, per quanto goffe e insufficienti siano.

Il ruolo del padre non può essere sostituito e negato, nessuna madre deve illudersi di poter fare da sola, se la figura paterna esiste. Ed è fondamentale che la donna riconosca questa importanza e si adoperi a incrementare questo rapporto, così necessario per lo sviluppo equilibrato dei figli.

Il padre separato, che si trova a gestire questo rapporto nuovo, deve cercare prima di tutto di trovare un suo equilibrio personale, per evitare di riversare i suoi bisogni affettivi sui figli, abdicando al ruolo educativo e compiacendoli in tutto per portarli a sè, diventando un compagno di giochi o un complice quasi coetaneo. Il padre non deve avere un ruolo di compensazione affettiva, non deve essere un mammo, un sostituto della mamma. I ruoli devono essere chiari perchè i figli vogliono essere guidati e contenuti, vogliono sentire quel senso del limite che li rassicura rafforzandoli, in quanto insegna loro a desiderare. Non c’è bisogno di essere autoritari, di imporre regole ferree, soprattutto quando si è poco partecipi della quotidianità del figlio. Quello che conta è la testimonianza di vita che un padre può dare.

Non preoccuparti se i bambini non ti ascoltano mai; preoccupati che ti osservino sempre.