Che fine ha fatto Don Giovanni?

Che una bella donna conceda o neghi i suoi favori, le piace sempre che le vengano chiesti.

( Ovidio)

Il rituale del corteggiamento sopravvive, ormai, solo nel mondo animale. Danze, grida, canti e lotte con gli altri maschi preludono al momento in cui la femmina sceglie di accoppiarsi solo con quello che reputa il migliore della sua specie.

Un tempo si insegnava alle fanciulle a resistere agli assalti sessuali per saggiare, con il casto e prolungato rifiuto, le reali intenzioni dei pretendenti. Le donne sembravano possedere un dono prezioso, che l’uomo si impegnava a conquistare con tutto se stesso. Bisognava imparare a difendersi dai Don Giovanni, e sperare, semmai, di incontrare un Casanova.

 Don Giovanni, infatti, era un collezionista di donne, incapace di amare, sempre alla ricerca dell‘eterno femminino, dell’idea della donna e mai della donna in carne e ossa. Possedere il sesso femminile per possedere il mondo intero, un disegno impossibile il suo, perchè fermo all’inesauribile superficie delle cose. Narcisista e misogino, Don Giovanni non entrava mai in una vera relazione, anzi il più delle volte, sicuro della sua conquista, non arrivava neanche al rapporto sessuale. Personalità complessa quanto evanescente, cerebrale nella sua visione estetica del desiderio, impossibile da soddisfare nella sua vacuità.

Talvolta era così spirituale che io, come donna mi sentivo annientata. Altre volte così selvaggio e pieno di desiderio che io quasi tremavo davanti a lui. Talvolta mi trattava da estranea, talvolta si abbandonava a me completamente: quando lo stringevo tra le mie braccia tutto cambiava e io abbracciavo nuvole.

(Diario di un seduttore S.Kierkegaard)

Casanova, invece, era il vero libertino, ogni volta cercava l’innamoramento e si coinvolgeva sentimentalmente, sapeva come far vibrare il corpo di una donna, sapeva ascoltare, viveva il piacere della condivisione e mai dell’egocentrica appropriazione. Le donne non erano vittime inconsapevoli ma partecipavano al gioco della seduzione. Casanova non inseguiva le donne, inseguiva la vita, intensamente e donandosi totalmente, anche se brevemente.

Se il Don Giovanni era un anaffettivo, manipolatore e narcisista, che lasciava nella donna solo un senso di vuoto e di perdita, Casanova era un’esplosione di piacere, la cui eredità era, magari, una maggiore consapevolezza del proprio corpo e della propria femminilità.

Si sa il conquistare è più piacevole della conquista, ma questi due modelli classici della storia della seduzione possono dichiararsi ufficialmente estinti.

Oggi, sempre più spesso, sono le donne a prendere l’iniziativa amorosa e gli uomini sono diventati delle civette fallodotate.

Il seduttore passivo continua a collezionare donne ma non è lui a rincorrerle, piuttosto si lascia sedurre e poi abbandonare. Un personaggio così indolente e indifferente, che incredibilmente rappresenta, nel suo vuoto esistenziale, l’elemento perfetto per la proiezione femminile di fantasie e desideri. Uomini assenti emotivamente, incapaci di provare emozioni, artefici inconsapevoli di una seduzione sotterranea e passiva, i cui limiti evidenti scatenano nelle donne, per contrasto, una sindrome da accudimento e amore incondizionato. Le donne fanno tutto da sole, caricano la relazione di significati che non ha, di sentimenti mai espressi, litigano, si struggono, lasciano, ritornano. L’altro resta là passivo, sicuramente non all’altezza delle  dinamiche femminili, incapace di mettersi in gioco veramente, allergico all’impegno e all’attaccamento. Una bozza d’uomo destinato alla solitudine, perchè alla fine, con i suoi comportamenti, mette in fuga anche la più fedele crocerossina. I tempi del risveglio sono, però, sempre troppo lunghi, perchè più l’altro appare sfuggente e inconsistente, più ci si lega e si investe nel rapporto, in un sfida che è prevalentemente con se stesse.

La fragilità della figura maschile è il contraltare della virile trasformazione del femminile.

Oggi il punto d’arrivo non è più fare sesso, ma uscire a cena dopo un’intimità già rodata.

Le trombamicizie sono la più frequente tipologia di relazione, non solo tra i giovani, ma anche tra i quaranta- cinquantenni, single di ritorno. La fobia dell’impegno si esprime nell’uso di parole neutre come frequentarsi invece che stare insieme, nel considerare più intimo andare al cinema che fare l’amore, nel passare da un rapporto all’altro alla ricerca del partner perfetto, ignorando che è proprio l’impegno che permette di far diventare quel partner quello giusto per noi.

Il corteggiamento non si usa più se non quando non serve. L’ultimo dei seduttori è, infatti, il corteggiatore incompetente. Quello che non ci piace, quello che non capisce di non piacerci, che scambia le nostre fughe con quelle antiche e meravigliose tecniche di seduzione, che nessuna ormai usa più, se non quando non è interessata.

Del corteggiamento è rimasta la pantomima che si svolge sui social. Quello squallido invio multiplo di buongiorno e faccine che mima la capacità  di sedurre, ma che finisce, semmai, con riempire solitudini e vite vuote, o rappresenta, per alcuni, la triste e cinica possibilità di usufruire di un servizio senza uscire da casa, pronta consegna.

La crisi del desiderio comporta la rinuncia all’azione, l’incapacità di fare piani per raggiungere ciò che vogliamo ottenere. Pensiamo che basti renderci desiderabili, curiamo il corpo, lucidiamo l’involucro, offrendoci come oggetti passivi allo sguardo degli altri.

Ma la seduzione è una danza che si balla in due, alla pari, correndo il rischio di essere felici.