Un rammendo, hai fatto solo un rammendo!
Il rabbino, nei Racconti di Hassidim di M.Buber, accoglie così il giovane chassid, contento di aver superato la prova del digiuno, da sabato a sabato. Il venerdì, infatti, aveva avuto una sete irresistibile, non aveva ceduto e, fiero di sè, era andato via; poi, per paura che il peccato d’orgoglio fosse peggiore della sua rinuncia, era tornato indietro per bere, ma la sete all’improvviso era scomparsa. La prova era stata superata per caso, dopo ripensamenti e indecisioni, per il rabbino non serviva a nulla. Le grandi imprese si compiono, di getto, con un’anima unita.
E’ come giocare a dama, le regole sono chiare: non è permesso fare due passi alla volta, è permesso solo andare avanti e non tornare indietro, quando si è arrivati in alto, si può andare dove si vuole.
Questa storia, letta anni fa, mi è tornata alla mente vedendo il film di Sorrentino E’stata la mano di Dio. Non ti disunire, grida il regista Capuano a Fabietto/Paolo Schisa, se hai qualcosa da dire non ti disunire.
La metafora calcistica che pervade tutto il film, a partire dal titolo, trova in questa frase enigmatica il suo compimento. Il riferimento a Maradona, alla sua capacità di restare centrato, di resistere ad ogni attacco degli avversari, di risollevarsi sempre, è evidente a chi ama la sua leggenda. Anni fa era di moda il Subbuteo, un gioco da tavolo in cui i calciatori di plastica erano costituiti da una base rotondeggiante, all’interno della quale era alloggiato un peso, che tendeva a far ritornare il giocattolo in posizione eretta, ogni volta che veniva sbilanciato.
Ecco l’immagine dell’uomo intero, corpo e spirito fusi insieme nella risolutezza dell’azione.
L’anima è realmente unificata a condizione che tutto l’essere corporale dell’uomo sia coinvolto, che niente rimanga fuori.
Nella Scrittura si dice: Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze. Anche un goal ai danni dell’Inghilterra nei quarti di finale del mondiale del 1986, la mano de Dios, la resa dei conti per il furto di una terra dal doppio nome.
Per l’uomo che ha un’anima molteplice, complicata, contraddittoria, gli inciampi dell’agire saranno gli stessi che avrà la sua anima. Forse raggiungerà una meta, molto più probabilmente passerà la maggior parte del suo tempo a resistere alle tentazioni, a raccogliere la propria anima sfilacciata e dispersa in tutte le direzioni, senza andare da nessuna parte, perchè, in fondo, non sa bene dove andare.
Come si fa ad avere un’anima unita se, per natura, tendiamo alla dispersione, se, per cultura, privilegiamo tutto ciò che è fluido, senza forma, senza nome.
Cominciare da noi stessi è l’unica cosa che possiamo fare. Trovare in noi il piccolo peso che ci tenga centrati sul campo di pallone.
Cerca la pace nel tuo luogo.
Nel film di Sorrentino Capuano dice al ragazzo Non ti disunire invitandolo a rimanere a Napoli, a non andare a Roma, a rimanere legato alle sue radici, alle consuetudini della sua terra.
Ma le abitudini ci rassicurano tanto quanto ci ostacolano, nella ricerca di noi stessi.
C’era una volta uno stolto che, quando si alzava al mattino, si dimenticava dove aveva riposto i vestiti la sera prima. Un giorno decise di scrivere su un foglietto tutti i posti dove aveva lasciato i vestiti, e dopo averli indossati tutti fu colto dal panico: “Si ma io dove sono, dove sono rimasto?” Invano si cercò e ricercò, non riusciva a trovarsi.
Ecco così accade a noi.
C’è un unico luogo al mondo che ci può rendere felici. Non è necessariamente dove siamo nati. Non è dove andiamo a cercare ciò che ci manca. Non è il luogo dove stiamo ma quello in cui siamo, tutti interi, non con il corpo da una parte e la mente, o peggio il cuore, da un’altra. E’ il tesoro sul quale siamo seduti, il luogo in cui si compie la nostra esistenza, pienamente consapevoli che tutti gli incontri che facciamo nella nostra vita hanno un significato segreto e che per vivere in modo autentico dobbiamo essere uniti.
Non ci disuniamo, se abbiamo ancora qualcosa da raccontare.
Mi chiamo Alessandra Pennetta, sono un’insegnante di Storia e Filosofia, divorziata, fidanzata. Ho due figli di 17 e 21 anni, una madre ottantenne, un bassotto pelo ruvido. L’idea di fare un blog nasce dal piacere di comunicare, di dare e ricevere consigli, di stare al mondo con una postura nuova, affrontando gli eventi in modo attivo, tonico, personale.