La gelosia compare dove la realtà rivela il suo doppio. E’ la rottura della fiducia originaria, è l’irruzione del sospetto nel mondo perfetto dell’infanzia del sentimento, la scoperta che il noi deve fare i conti sempre con l’estraneità dell‘altro.
L’amore è una relazione mai una fusione. Eppure il fatto di amarsi determina sempre l’illusione di possedersi. Ti conosco, per questo sei mio. E nel momento in cui ti scopro diverso, imprevisto, distante, nel momento in cui riesco a vederti come realmente sei, altro da me, allora il desiderio alimenta l’ansia di possesso e la paura dell’abbandono. La gelosia rivela la nostra fragilità, la consapevolezza di poter essere facilmente sostituibili.
Si scopre così che la capacità di controllo sulla propria vita, e ancor più su quella dell’altro, è una grande illusione, che seguire le regole non garantisce la sicurezza, che forse una più autentica scelta di felicità, attraverso la realizzazione di sè all’esterno della coppia, comporterebbe una dialettica più rischiosa, ma sicuramente meno noiosa e vincente nel lungo periodo.
Capire chi siamo senza di lei o senza di lui è importante perchè sono gli altri che ci raccontano le parti sconosciute di noi stessi. La ricerca della coppia come un noi, che affronta insieme il mondo, non deve diventare il convivere di due esistenze tutelate, ma negate nella loro individualità.
Le coppie che durano sono quelle in cui si accetta il cambiamento come occasione per ridefinire se stessi, oltre che la relazione. Restare legati ai ruoli che si sono dati all’inizio del rapporto, negare all’altro la possibilità di crescere, di cambiare, di conoscere significa condannarsi ad una inevitabile fine. C’è troppa illusione nel nostro modo di vivere l’amore, troppa incapacità di gestire l’ombra, la crisi, il mistero che a volte siamo per noi stessi. Cerchiamo sempre di ridurre la complessità dell’altro a ciò che di lui conosciamo, e non reggiamo alla scoperta che niente di lui ci appartiene veramente. Eppure questa scoperta così dolorosa è una grande occasione perchè ci restituisce a noi stessi, ci consente di ritrovare la nostra identità al di fuori del rapporto di coppia. Non dobbiamo chiamare amore la paura di stare da soli, l’insicurezza, il terrore di incontrare noi stessi e scoprire chi davvero siamo.
La gelosia è quindi un sentimento positivo perchè ci risveglia dall’illusione simbiotica e ci spinge a valorizzare noi stessi e il rapporto che viviamo. Non ci può essere amore senza gelosia e desiderio di esclusività. Non possiamo definire la gelosia un sentimento antico, borghese e conformista, qualcosa di cui vergognarci, perchè non esiste un modo antico o moderno o intellettuale di amare.
Come geloso, io soffro quattro volte: perchè sono geloso, perchè mi rimprovero di esserlo, perchè temo che la mia gelosia possa ferire l’altro, perchè mi lascio soggiogare da una banalità. Soffro di essere escluso, di essere pazzo, di essere come tutti gli altri. (R. Barthes)
Simone De Beauvoir affermava che le donne non dovevano dare potere all’uomo facendolo diventare oggetto della propria gelosia. In realtà la sofferenza, che le derivava dall’essere in una coppia aperta con Jean Paul Sartre, trova la sua catarsi nelle bellissime pagine dell‘Invitata, in cui la protagonista lascia morire la giovane amante del marito, omettendo di avvisarla di una perdita di gas nell’appartamento.
La gelosia è una scarica di vitalità per chi la prova. La percezione di tutto ciò che riguarda la persona amata si fa minuziosa, l’attenzione ai particolari, la selettività della memoria, il potenziamento del pensiero in una forma quasi di delirio, in cui l’immaginazione sostituisce i tasselli mancanti della realtà, che diventa improvvisamente evidente. La gelosia non deve essere repressa, il suo esito naturale è la scenata in cui tutte le architettoniche, elaborate supposizioni trovano quiete rassicurante negli abbracci, nei baci, in nuove promesse. La forte emotività scatenata da questo sentimento, se trattenuta, infatti, diventa altro, si trasforma in rancore, in rabbia e trova altri pretesti per esplodere.
Sarcasmo e svalutazione prendono il posto delle parole d’amore. Per chi ha una profonda insicurezza le qualità dell’altro possono diventare minacciose. Lui/ Lei è migliore di me è questo diventa pericoloso per il mio Ego. Stargli accanto mi ricorda continuamente i mie limiti, che io per primo non accetto. Così ciò che prima amavo comincia a darmi fastidio e il compagno diventa il nemico da rendere innocuo con un’opera di sotterranea svalutazione. Colui che viene continuamente criticato, non ricevendo più la conferma narcisistica delle sue qualità, prova un’enorme sofferenza e passa, il più del volte, al contrattacco, rendendo invivibile il rapporto.
Nella cultura greca la dea gelosa era Giunone, moglie di Zeus, sempre tradita dall’esuberante marito e sempre pronta alla vendetta. E’ vero che le pagine più belle, dedicate all’amore coniugale, riguardano altri personaggi come Ettore e Andromaca o Alcesti e Admeto, amori in cui di gelosia non vi è ombra. Giunone e Zeus vivono, invece, un sentimento basato su invidia e competizione, e sono capaci di gesti clamorosi più che amorosi. Questo dovrebbe farci comprendere come la gelosia possa facilmente sconfinare in sentimenti diversi, sicuramente meno nobili e a volte pericolosi.
C’è una grande differenza, ad esempio, tra una sana gelosia e una possessività paranoica. Chi è morbosamente geloso lo è di tutte le persone con cui ha relazioni amorose perchè considera il rapporto in modo proprietario. L’esercizio del controllo sulla quotidianità dell’altro immobilizza la vita in una dinamica malata, che spesso si trasforma in un titolo di cronaca nera. Il geloso patologico è una persona profondamente insicura, con una grande paura dell’abbandono. Spesso nasconde dentro di sè un traditore potenziale che proietta la sua indole su chi gli vive accanto. Anche se ha tradito trova insopportabile subire il tradimento, giustifica come irrazionale e quindi irresistibile la sua gelosia, e giudica immatura e da correggere quella degli altri.
Nelle relazioni dobbiamo sempre portare noi stessi come individui singolari, difendendo la nostra unicità e la nostra alterità anche quando amiamo. La gelosia ci aiuta dialetticamente a evidenziare i limiti della simbiosi, mantenendo il rapporto nella giusta distanza che alimenta il desiderio. Perchè ogni volta che siamo con l’altro mettiamo in atto anche il nostro desiderio di non annullarci nell’altro, di non esserci completamente. E’il segreto profondo della dinamica amorosa, che non si riduce alle puerili tecniche suggerite dalla saggezza popolare: in amor vince chi fugge, ma nasce dal profondo rispetto per se stessi e per gli altri.

Mi chiamo Alessandra Pennetta, sono un’insegnante di Storia e Filosofia, divorziata, fidanzata. Ho due figli di 17 e 21 anni, una madre ottantenne, un bassotto pelo ruvido. L’idea di fare un blog nasce dal piacere di comunicare, di dare e ricevere consigli, di stare al mondo con una postura nuova, affrontando gli eventi in modo attivo, tonico, personale.