Il malinteso

L’amore è una lotta. Nell’amore si incontrano due estranei, due contrari, due mondi tra i quali non esistono ponti. Non a caso amore e odio si somigliano, pronti a ribaltarsi l’uno nell’altro. La spinta amorosa non ci giunge da un mondo familiare, conosciuto. La passione si nutre di diversità, di irriducibilità. E’ l’ambivalenza di ogni sentimento vero e profondo. Di colui che amiamo detestiamo in modo impercettibile tutto ciò che lo rende diverso da noi, tutto ciò che in lui ci resiste, eppure in questa invalicabile frontiera risiede ciò che muove il desiderio.

La donna conosce bene questo senso di inestinguibile languore, che si nutre della naturale indifferenza dell’uomo verso tutto quel mondo di emozioni e paure che le appartiene. Il bisogno di avere la certezza di essere amata, la richiesta, sempre  disattesa, di conferme continue, l’interrogarsi sulla relazione, sui cambiamenti di umore, sulle risposte evasive. I dubbi e le incertezze che si rincorrono e che l’uomo non è, costituzionalmente, capace di placare.

Se vuoi una donna pacifica, non gelosa e sempre sorridente, cercatene una che abbia in testa un altro.

Osservata dall’esterno la donna innamorata, in preda a questa angoscia immotivata, sembra un pò folle e, a volte, ridicola. Tuttavia, sebbene possa apparire priva di una ragione specifica, la dimensione amorosa porta sempre con sè un’ansia legata ad una profonda necessità di controllo sull’altro e, di conseguenza, sull’integrità del rapporto.

Questa angoscia così femminile si nutre della capacità che solo la donna ha di darsi totalmente all’amore, anche se ha un lavoro appagante, una vita piena, dei figli.

E questo donarsi senza riserve la mette a nudo dal punto di vista psicologico, perchè rendere manifesta la propria interiorità equivale, nella nostra cultura, ad una dimostrazione di debolezza. Proprio per questo molti uomini, anche se innamorati, pensano che manifestare i propri sentimenti comporti una perdita di terreno e di autonomia. Abbandonarsi a qualcuno significa dargli il potere di farci soffrire, significa doversi confrontare con la propria sudditanza psicologica, con il pericolo di essere annientati. Così, alimentato dalla paura, il gioco amoroso diventa il ponderare, il prendere le distanze, il non lasciarsi mai avvicinare e sedurre.

Non tutti gli uomini si sottraggono all’amore, ma quelli che lo fanno, esercitano, nella loro apparente irraggiungibilità, un fascino irresistibile. Sottrarsi all’Altro, negarsi al suo desiderio, mostrarsi indifferente alle manifestazioni amorose, sono modalità difensive, messe in atto per fronteggiare la paura, che non sempre rispecchiano la realtà dell’anima.

Quando sapeva di doverla incontrare di lì a poco, rimandava il più possibile l’incontro, non per un vero e proprio fastidio, piuttosto l’assenza di desiderio. Bighellonava per arrivare in ritardo, troppo sicuro della presenza di lei, della sua disponibilità, del suo amore. Ma bastava che lei  avesse un impedimento qualunque per sentirsi di nuovo innamorato, ansioso, fremente. Ma l’indomani tornava a considerare il suo amore come un peso.

La fredda sensazione di distanza che avvertiamo nell’altro deriva dalla sua debolezza, dalla sua inquietudine, ma noi non ce ne rendiamo conto e confondiamo la fragilità con l’indifferenza e il disamore.

Nel Malinteso di Irene Nemirovsky una giovane donna, Denise, vive nell’esclusiva preoccupazione di non essere corrisposta dall’amante Yves, il quale, inasprito dalla recente esperienza della guerra e dalla necessità di procurarsi di che vivere, è incapace di esprimere e forse anche di provare delle emozioni.

Poi cominciò ad aspettarlo. In quel momento della sua vita l’attesa era il momento centrale. Aspettare la telefonata, aspettare la sua visita, l’ora dell’appuntamento. Che supplizio l’amare. E poi perchè? Non erano certo le sue carezze a tenerla legata a lui; non era passionale come la maggior parte degli uomini, non era felice tra le sue braccia, ma sempre tormentata da una indefinibile angoscia. Eppure, a volte, quando era seduta sulle sue ginocchia si sentiva colma di una pace celestiale, e per quella deliziosa beatitudine era pronta a sopportare ogni sofferenza.

Yves non comprende quel bisogno tutto femminile di sicurezza, quel desiderio ossessivo di averlo accanto, quella paura di perderlo come se, oltre a lui, non esistesse nient’altro al mondo. Le sta accanto in modo pacato, le chiede pace e tranquillità. Sa di provare per lei affetto e desiderio ma non riesce a chiamarlo amore.

-Ditemi qualcosa….Mi amate?

-Io non so parlare Denise, ho bisogno delle vostre mani sulla mia fronte, datemi pace, ma non so dirvi graziose bugie. Vi do tutto quello che posso.

-Ma io ho bisogno di sentirmi dire che sono bella, che sono l’unica, ho bisogno di queste bugie.

In realtà nel romanzo colui che ama veramente, di un amore maturo, è proprio Yves, che rinuncia al suo sogno  per restare accanto a lei. L’uomo è più incline a dimostrare con i fatti  il suo sentimento e  pensa che alla donna basti l’esserci, l’abbraccio, la condivisione di alcuni momenti della giornata.

Denise invece rivela una personalità  inquieta e capricciosa, ancora infantile. Sembra struggersi d’amore ma in realtà ama di più se stessa, e quando si rivolge alla madre, perchè non  regge la frustrazione del non essere amata come desidera, scopre una grande verità, ma compie un grave errore di valutazione.

Denise cara l’uomo non vuole essere troppo amato. Quando dai ad un uomo tutta te stessa, il tuo cuore, la tua vita, ti sembrerà di non ricevere mai abbastanza in cambio, lo ossessionerai con la gelosia e lui ti lascerà…..ma se dividerai questo sentimento per due, trovandoti un amico, così per passare il tempo, tu sarai più distaccata, lui più felice.

E’ un grande paradosso tradire l’altro perchè lo amiamo troppo, per liberarci dalla dipendenza, dal potere che ha su di noi e riuscire così ad essere più distaccati e nuovamente desiderabili. Denise viene vista amoreggiare con un altro da Yves che sparisce senza dire nulla. Lei non comprende il motivo per cui l’ha perso, ma, all’improvviso, si accorge che la felicità era là, a portata di mano, nel  modo in cui Yves le sorrideva, senza bisogno di parole inutili e gesti eclatanti. L’amore, in fondo, è una cosa semplice.

La strana intimità di quelle due rotaie.

La certezza di non incontrarsi mai.

L’ostinazione con cui continuano a corrersi a fianco.  (A. Baricco)